mercoledì 30 marzo 2016

ROMA 3 APRILE 2016 DALLE 15,00 PIAZZA DEL QUIRINALE (CLICCARE SU IMMAGINI PER INGRANDIRE)

venerdì 25 marzo 2016

MAURIZIO CARLO ALBERTO GORRA A ROMA VILLA VIGNA SAN SEBASTIANO   2 APRILE 2016 -7° CONVEGNO NUMISMATICO  (cliccare su locandina)
MILANO SANT'EUSTORGIO STEMMA LODE DE FOYACI/PIETRASANTA?

Qualche tempo fa ho ricevuto da Riccardo Magnani (che ringrazio per il permesso accordato per la pubblicazione) la foto n. 1 che io ritengo assai interessante. Si tratta di uno stemma proveniente da Sant’Eustorgio in Milano, partito per motivi matrimoniali. La sezione ripartita in destra araldica è lo stemma dei Da Lode di Foyaci (foto 2: si noti l'inversione da banda a sbarra e dell'alternanza cromatica azzurro-argento/argento-azzurro nello stemma in foto 1). Il Trivulziano ci indica che la figura nella seconda sezione è una semplice “pianticella sradicata e fogliata di verde”, il che basterebbe a sostenere il richiamo parlante al cognome mediante le foglie/fòie. Tuttavia, come sempre in questi casi, mi rimane il dubbio che qualche termine dialettale (in questo caso botanico, ma la botanica non è certo il solo campo in cui locuzioni antiche possano essere cadute in disuso e scordate) ancor più calzante e preciso possa essersi perso per strada. L’iscrizione sottostante conferma e precisa: il titolare è (dovrebbe essere, se non leggo male) un NOB-D-BAPTISTA DE LAVD(…) , qui, credo di capire, ricordato dalla moglie. Ed eccoci al secondo stemma, quindi, quello in sinistra araldica, quello muliebre. Di stemmi con “porte”, portali, ecc. muniti o meno di battenti, il Trivulziano è pieno, ma quella che caratterizza lo stemma che stiamo studiando, porta non è. Si tratta secondo me, della “Pietra santa” che si venerava nella chiesa di San Nazaro in Pietrasanta, in Milano, distrutta nel 1888, insieme ad altre antiche vestigia medievali, a causa di una delle solite riqualificazioni urbanistiche che hanno mandato, e mandano, al macero, di tanto in tanto, centinaia e centinaia di testimonianze storiche. All’inizio notavo che negli stemmi del Trivulziano (che ripropone in maniera duplice l’arma, abbinandola una volta ai Pietrasanta e una volta ai LapidaSanta –foto 3-4) sopra alla colonna centrale era posto un oggetto bianco e ritenevo fosse quello l’oggetto venerato. La considerazione non era di poco conto: visto che a quel punto esso avrebbe dovuto rappresentare proprio la cosa più importante di tutte (la pietra santa appunto, posta su un piedistallo a colonna), e visto che nell’esemplare di Sant’Eustorgio tale “ovale” candido pare (per quel che riesco a vedere) non essere presente, c’era di che pensare che ci si potesse trattare di altro stemma. Ma approfondendo un po’ la questione, sono venuto a conoscenza del fatto che «all'interno della chiesa, era ospitata una pietra a forma di cilindro -resto di una colonna romana- la quale era ritenuta santa perché sarebbe servita di appoggio a Sant'Ambrogio nell'atto di montare a cavallo durante la guerra contro gli Ari» (https://it.wikipedia.org/…/Chiesa_di_San_Nazaro_in_Pietrasa…> ) e ancora che «il perché del “pietrasanta” è da ricercarsi nel fatto che nella chiesetta ora scomparsa era custodita una pietra ritenuta sacra, perché si diceva vi avesse posato il piede sant’Ambrogio nello sforzo di montare a cavallo. Si tratta di una pietra cilindrica, quasi una mezza colonnetta, riattata ad acquasantiera» (http://milanoneisecoli.blogspot.it/…/la-scomparsa-chiesa-di…>. Per chi volesse approfondire la storia della chiesa consiglio di visitare entrambi i link di cui sopra). Quindi ,tenendo per buone queste intepretazioni, l’elemento cilindrico centrale sarebbe la vera e propria “pietra” (a questo punto le virgolette sono d’obbligo, visto che si tratta di una colonna) venerata. L’elemento ovale alla sua sommità indicherebbe soltanto, secondo me, a questo punto, una maggior cura nel riprodurla, in accordo a quanto si vede un fotografia 5, tratta sempre dahttp://milanoneisecoli.blogspot.it/…/la-scomparsa-chiesa-di… (chissà se già ai tempi del Trivulziano vigeva il riadattamento ad acquasantiera). Ma il condizionale da me usato non è casuale, in quanto proprio questo testo, sia alla voce “De Lapidasanta”, sia a quella “De Predasancta” fornisce spiegazione diversa, riprendendo quella data da G. P. Corti, La nobiltà di Milano, in Rivista del Collegio Araldico XI 1913, p. 38, sostenendo che lo stemma (gli stemmi, meglio) rappresentano l’”Ostia Sacra, esposta sul capitello di una colonna eretta al centro del suo ciborio (il ciborio è stilizzato nei suoi elementi fondamentali: pavimento e colonna sostenenti un arco), il tutto d’oro”, e anche che “nel capitello della colonna centrale è custodita la pietra sacrata (dial. preda sacra) nella quale si conserva il Reconditorio con le sante reliquie ben sigillato e chiuso. La tradizione ricollega tale figurazione al ricordo di un’antichissima pietra venerata nella chiesa, ora demolita, di San Nazaro alla Pietra Santa in Milano”. (Trivulziano, cit. pagg. 418-419). Secondo questa interpretazione il “disco bianco” che si vede negli stemmi del Trivulziano, ma non in quello di Sant’Eustorgio (la cui “mancanza” tornerebbe ad essere assai importante se non decisiva per la corretta attribuzione dell’arma?), sarebbe quindi un’ostia consacrata, ma anche che la “pietra sacra” non sarebbe la colonna stessa, come invece sostenuto nei siti sopraccitati, bensì una pietra custodita all’interno del suo capitello, e all’interno della quale, a loro volta, sarebbero custodite delle reliquie (immaginiamo di San Nazaro, ma non è precisato)! A contribuire alla fluidità del quadro, va ricordato come nel blog sopraccitato Milanoneisecoli.blogpsot.it, se non ho capito male io, si afferma che nella chiesetta in questione non fosse presente alcuna reliquia. In esso si precisa poi, che all’epoca della demolizione di San Nazaro (1888), la pietra fu spostata in San Vincenzo in prato. E, ad ogni buon conto, l’immagine della pietra santa qui custodita, e visibile inhttps://it.wikipedia.org/…/Basilica_di_San_Vincenzo_in_Prat… ripropone solo e soltanto una mezza colonna senza alcun oggetto soprastante e con il riadattamento ad acquasantiera (foto 6).









martedì 15 marzo 2016

19 MARZO 2016 ore 17 00 ORIOLO ROMANO Un aiuto a metà. Ombre e luci del ciclo araldico Santacroce a Oriolo Romano
Si parlerà della famiglia Santacroce, che fondò Oriolo Romano (sede della conferenza) seguendo i canoni delle città ideali rinascimentali.
Il palazzo che ci ospita fu edificato da membri della stessa, e contiene tuttora la galleria dei ritratti papali (con relativa arme) nonché parecchie sale affrescate a stemmi.
La conferenza parlerà di questi, e dei problemi interpretativi che ne ostacolano lo studio puntuale.
STEMMI IN VERONA: 10) SAN ZENO e SAN FERMO STEMMA DEGLI UBERTI (fotografati il 22 Luglio 2011)

Le prime cinque fotografie sono state da me scattate in San Zeno (chiostro). Io ci leggo NOBILIS IVUANIS (Giovanni) FARINA UBERTIS D’ FLORE…?IA (Florentia?) OBIIT MCCCXLVIII, ma naturalmente qualsiasi correzione è ben accetta. Le fotografie 6 e 7 sono invece tratte da un altare (si veda oltre per quanto riguarda la reale destinazione primigenia del manufatto) in San Fermo. Si noterà sicuramente, sia nel sepolcro di San Zeno, sia nell’altare di San Fermo, la “simmetricità” delle aquile, che una volta sono poste in sinistra araldica e l’altra in destra, per far sì che si “guardino” e non si diano le spalle.  In "Verona e la sua provincia nuovamente descritte (1821) Battista da Persico, a pag. 56, ricorda “il cenotafio di Giovanni Farinata degli Uberti, famiglia fiorentina, per le fazioni de’ Guelfi e Ghibellini ricoveratasi (sic) tra noi l’anno 1262”. (https://books.google.it/books?id=V1xdAAAAcAAJ&pg=PA205&lpg=PA205&dq=farinata+degli+uberti+sepolcro+in+san+zeno&source=bl&ots=QseKl68iJt&sig=LzXw3_CTdfnSNICgbXjDfas_iaU&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjA74O5nL7LAhXhfHIKHZtyDNMQ6AEILzAD#v=onepage&q=farinata%20&f=false). Sia in questa pagina, che alla 205, l’autore rammenta come il monumento funebre in questione sia stato “traslocato in San Zeno”. Dal De Betta (cit. pagg. 69 e 193) traiamo, altre piccole notizie. Alla voce “Uberti Farinati di Firenze”, si conferma la datazione CCCXLVIII, omettendo però la “M”, ma soprattutto si indica l’ubicazione originaria del monumento, la chiesa di San Salvatore Corte Regia, e la data del trasloco: 1820. Il testo del da Persico risale, come visto, all’anno successivo e indica quindi un fatto (il trasferimento, appunto, da San Salvatore a San Zeno)  appena accaduto. Alla voce “Farinata degli Uberti Paolo”, invece, veniamo a conoscenza di tre dettagli che riguardano l’altare di San Fermo. Ai tempi in cui scriveva il De Betta, questo manufatto era conservato “nei sotterranei di San Fermo” stessa; inoltre di esso si indica essere un'urna sepolcrale. L’attuale utilizzo come altare (che appare evidente nella mia foto) è quindi del tutto recente. Il terzo particolare da segnalare è che questo sepolcro/altare viene assegnato dall’autore, al pari di una lapide murata nella sacrestia di San Paolo, a Paolo Farinata degli Uberti.
Mentre a pag. 193 il De Betta ricorda, citando il Crollalanza, come a fianco dello scaccato d’azzurro e d’oro, l’aquila uscente di nero campeggi in campo anch'esso d’oro, a pag. 69 riporta un blasone del Gianfilippi, che invertendo lo scaccato (d’oro e d’azzurro) pone l’aquila uscente, sempre di nero, ma coronata d’oro e in campo rosso. In realtà, dalle mie foto,in nessuno dei due esemplari da me riportati l’aquila appare coronata o sormontata da corona alcuna. Per quando riguarda il campo rosso confesso che non ne sapessi nulla (avevo sempre visto stemmi con quello oro), ma qui http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/bibliotecacentrale/mango/immagini/p/uberti.jpg se ne trova testimonianza nemmeno qui però, l'aquila appare coronata o sormontata da corona). Lo stemma con il campo di rosso viene lì associato ad un ramo siciliano della famiglia, inaugurato da uno Scaloro di Giovanni. Il testo (oltre a far subire al lettore un insostenibile -data la sua desuetudine-"scaccheggiato" anziche "scaccato") non chiarisce però se tale arma contenente il rosso sia abbinabile univocamente al ramo siciliano (e viceversa).

 All’epoca dei miei scatti veronesi, non ricordavo dove avessi già visto quegli stemmi (oh ero un remigino eh!) fino a che, tempo dopo, mi capitava tra le mani uno dei tanti numeri di “Noblità”; il periodico diretto da Pier Felice degli Uberti: i contributi rientranti nella sezione “Araldica” risultavano (e immagini risultino tuttora) contrassegnati proprio da quest'arma(foto 8:: qui sì che  l'aquila appare sormontata da una corona,che immaginiamo però non del campo, ma dello stesso smalto del pennuto. Questo poi è reso in maniera tale da far immaginare che ad essere nascosta dallo scaccato non ci sia solo metà aquila -come invece succede,in maniera pertinente,negli stemmi in pietra da me immortalati-ma un'altro collo e testa, e pertanto che ci si trovi di fronte a un'aquila bicipite..).







martedì 8 marzo 2016

VEDERE ANCHE POST INTEGRATIVO DEL 7 LUGLIO 2017


STEMMI IN VERONA: 9) SAN ZENO e SANT’ANASTASIA STEMMA CAVALLI (fotografati il 22 Luglio 2011).
Il De Betta (cit. pagg. 67-68) attribuisce lo stemma in San Zeno (foto 1) a Anna Cavalli, mentre quello sul sarcofago nella cappella Cavalli in S. Anastasia a Nicola (foto 2-3-4-5), mentre in rete numerose sono le testimonianza che lo vogliono di Federico Cavalli, morto il 7 Settembre 1390.




D'azzurro, alla sbarra a mo' di fascia, abbassata, ricurva, diminuita e vuota di nero; alla pianura dello stesso.

mercoledì 2 marzo 2016






Con piacere amplifico l'invito a partecipare alle due iniziative del 12 e 13 Marzo prossimi, di cui a locandine allegate (cliccare sopra). In particolare, quella di Sabato saranno sviluppati argomenti di carattere araldico. Maurizio Carlo Alberto Gorra curerà -neanche a dirlo: magistralmente- questo aspetto e anche la visita di domenica pomeriggio (S. Cecilia), mentre nella mattinata domenicale  sarà coadiuvato da una guida professionista.

L'IMPORTANTE E' PRENOTARSI ALLA MAIL DI MAURIZIO CHE SI TROVA IN CALCE ALLE LOCANDINE, SOPRATTUTTO PER POTER ESSERE AVVISATI IN CASO DI MALTEMPO O ALTRI IMPREVISTI. O VOI CHE POTETE...ANDATECI!!!