martedì 24 giugno 2014

Chiariamo subito: i miei sono deliri a voce alta e forse il partire da uno stemma è solo un pretesto. Il secondo punto da chiarire è che chi fosse a conoscenza dell'attribuzione e delle origini di questo stemma (magari è un'arma di qualche Ordine monastico, non lo so...) potrebbe smontare i deliri di cui sopra in un attimo. Ma non me ne preoccupo. Ogni tanto è bello s-ragionare a voce alta tra amici e in fondo alcune considerazioni di fondo potrebbero permanere anche se tutto il resto fosse "smentito" (ma non c'è nulla da "smentire", in fondo).  Questa arma posta sopra un confessionale in una chiesa di Pisa mi ha incuriosito sin dall'inizio. Gli esperti veri che mi accompagnavano quel giorno sostenevano che quello infilato agli estremi del palo fosse un cuore immerso nel fuoco della penitenza. Ovviamente la collocazione sopra a un confessionale poteva ben giustificare tale ipotesi e, ripeto, l'esperienza delle "fonti" che tale congettura formulavano era fuori discussione. Ma nel mio piccolo non ero affatto convinto che quello fosse un cuore. La prima cosa che mi veniva in mente ...veniva da molto lontano, per la precisione dall'Egitto ma in fondo anche da tutto il resto del mondo e da tutte le epoche: la pigna intesa come simbolo della ghiandola pineale. In tal senso a bruciare nel fuoco doveva essere messa la "conoscenza" o il vanto che da essa ne deriva? Qualche giorno fa però mi è venuto sotto gli occhi un esempio più "vicino", che rimanda più alla sfera sessuale, ma in fondo non solo culturalmente ma anche semanticamente derivante dal primo e ad esso collegato (basti pensare al doppio significato di "conoscere" nelle traduzioni dall'ebraico, in cui invece la conoscenza intellettuale e quella carnale sono affidati a due verbi distinti). Nel meraviglioso e consigliatissimo "Il serpente e la sirena - il sacro e l'enigma nelle pievi toscane-" di Silvio Bernardini  (Ed. Don Chisciotte, San Quirico d'Orcia SI, 2000) mi imbattevo nell'illustrazione di un vaso del V sec. AC in cui era rappresentato un seguace di Dioniso con in mano un bastone alla cui estremità era infissa una pigna (o meglio una "pina", alla toscana): il tirso. A detta dell'autore, durante i riti processionali in onore di Dioniso, il tirso "valeva altresì come emblema del fallo". E' ovvio che la sessualità in questi riti non era disgiunta dal concetto di fertilità e di rinascita, ma il richiamo rimane. Quella che si vuol bruciare nel fuoco della penitenza presente nello stemma è dunque la sessualità, la passione? Per quanto io sia fautore convinto che certi "concetti", o meglio certe simbologie veicolanti concetti, superino secoli, epoche, Età e Regni, e quindi non mi scandalizzo di certi parallelismi solo apparentemente anacronistici, voglio comunque apportare un altro elemento alla discussione che potrebbe attualizzare quanto esposto sui riti dionisiaci e ridurre di molto la forbice temporale. Ancora oggi, sempre riportando il Bernardini, alla pieve amiatina di Lamula, nella domenica in albis, si tiene la "festa della pina" mica "pigna"...!) in cui i fidanzati fanno la "sortita", cioè si mostrano per la prima volta in pubblico, e come pegno di fidanzamento donano alla ragazza una pina, ma non una pina qualsiasi, bensì una pina infilata in un bastone. La ragazza ricambia con il "corollo", cioè con una ciambella di pasta dolce. IL buco in mezzo, presente in tale dolce,  a questo punto della storia, pare scontato. E' dunque impossibile che qualche rito simile si effettuasse anche in tempi e luoghi ancor più prossimi allo stemma in questione?

Fine del delirio, smontabile come e quando vi pare. Ma quando uno stemma mi parla, difficilmente riesco a tenere per me quanto mi dice, o quanto io mi inventi che dica. E questo, posto sopra un confessionale (non che la cosa sia un unicum: posto una foto, a mo' di esempio, di un confessionale in cui compare uno stemma personale -di un ALMICI- presente nella chiesa bresciana dei SS. Nazario e Celso), mi è parso da subito, più che uno stemma tout court, un "concetto espresso in stemma".E questo, ribadisco, al di là della sua specifica appartenenza ad un soggetto o ad un ordine o a chissà cos'altro.




2 commenti:

  1. Mica male come ipotesi.
    Un braccio vestito di bianco (un frate domenicano?!) che tiene un tirso capovolto sopra un fuoco.

    Siamo nella chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri.
    La "cappella" dell'omonimo Ordine.
    A fianco del palazzo pisano dei cavalieri medesimi.

    Gente votata a "purificare i tirsi" che ancora infestavano il Mediterraneo.

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    1. :) bene bene caro Aruspex, se tu dici "Mica male", la mia ipotesi mi appare assai più dignitosa ;)

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