venerdì 9 maggio 2014

AGGGIORNAMENTO SULL'ARGOMENTO PELIZZARI-VINGI (SI VEDA IL PRIMO POST DI SETTEMBRE 2013).

PRIMA PARTE: UN DOCUMENTO RECENTE RITROVATO IN ARCHIVIO PARROCCHIALE:  "L'AVA MATERNA"

Nota: tanto questa come la seconda sezione (che tratterà del problema -per me più interessante-che suscita il termine "Vingi" ) costituiscono in pratica una parte dell'appendice del mio libro sullo stemma civico di Idro  "Ne la quarta de Sancto Michele". Riconosco che questo e il prossimo post costituiscono uno scivolamento nel campo della genealogia ma  è scivolone che  commetto soltanto in quanto si parla dell'unica famiglia idrense di cui si conosca lo stemma storico.
Abbiamo visto in Settembre cosa dice il Della Corte nel suo "Armerista",
ma qualcosa di più importante possiamo aggiungere riguardo a questa famiglia, grazie ad un nostro ritrovamento in archivio parrocchiale. All’interno di un faldone rinvenivamo  infatti una fotocopia de “I discorsi di Pio IX al patriziato e alla nobiltà romana nei mesi successivi alla presa di Roma”, un breve saggio a firma Guglielmo de’ Giovanni di Precacore che occupa le pagine dalla 33 alla 39 di un periodico che ci sarebbe rimasto sconosciuto se un riquadro posto alla fine del testo non fosse accorso in nostro aiuto: si trattava di un numero risalente al 1978 (non se ne poteva dedurre il mese esatto) della Rivista Araldica. Le sette pagine, zeppe di sottolineature, inneggiano al sodalizio istituitosi tra la nobiltà romana ed il pontefice  contro i Piemontesi ai tempi della breccia di Porta Pia, ma ciò che veramente interessa a noi sono le note manoscritte presenti nelle prime tre. Da esse si evince come i Pelizzari alias Vingi fossero «Conti di Castel d’Idro e del S. R. I., Patrizi Veneti, Cav. d’Onore e di devozione del S. M. O. di Malta e di Grazia e Giustizia del S. M. O. Angelico Costantiniano di San Giorgio, eletto a Ente Morale dal Capo dello Stato nel 1973.». Detti «cavalierati di Malta e di San Giorgio sono stati ereditati dall’Ava Materna donna Maria-Adelaide-Amalia-Sofia dei Pelizzari e l’autorizzazione è stata data con rescritto del 26 ottobre 1947 da S. M. Vittorio Emanuele III che ha conservato la Regia Prerogativa sull’art. 79 del Regno, essendosi il Governo Repubblicano disinteressato di Materia Araldica, limitandosi a non riconoscere i titoli nobiliari ed ad autorizzare la cognomizzazione dei predicati.». Ai meno esperti gioverà sapere che S. M. O. sta per “Sovrano Militare Ordine” nel caso di “Malta” e “Sacro Militare Ordine” in quello di “San Giorgio”; nonché che  S. R. I. sta per “Sacro Romano Impero”; e anche  come per “predicato nobiliare” si intenda quell’attributo (località geografica anche non reale, come potrebbe essere il “Castel d’Idro” appena incontrato, una carica, ecc.) che si può aggiungere ad un titolo nobiliare o a un cognome, introdotto dalla preposizione “di” o “de”. La “cognomizzazione” di tale “predicato” è prevista dalle già incontrate disposizioni transitorie e finali della Costituzione, nell’art. XIV (comma 2) nelle quali si enuncia appunto come i predicati dei tioli nobiliari esistenti prima del 28 Ottobre 1922 valgono come parte del nome.

Le aggiunte a penna non sono firmate, ma non abbiamo difficoltà a riconoscerne l’autore, scomparso da tempo, e non solo perché nella stessa cartella abbiamo ritrovato ulteriori suoi scritti (di tutt’altro contenuto) da lui sottoscritti, ma soprattutto in quanto del medesimo riconosciamo lo stile, ne ricordiamo la cultura, la grande preparazione in questo e altri ambiti, la sua dedizione allo studio; sappiamo per sua antica ammissione come egli fosse un discendente dei Pelizzari (e il riferimento all’”ava materna” in queste righe è indicativo) e infine ricordiamo perfettamente quando, ancora in vita, tenne una lezione sull’argomento, in occasione di una sua supplenza (era insegnante di lettere). Non siamo esperti di diritto nobiliare per cui non entriamo nel merito delle note da lui vergate, dell’attuale validità o meno di quanto scritto, né vogliamo prendere una parte. Semplicemente riferiamo quanto da noi ritrovato, ricordando che, se non andiamo errati, i gradi di Cavaliere (in realtà di “Dama”, visto che la titolare era una donna) di Giustizia (per “San Giorgio”) e di Onore e Devozione (per “Malta”) richiedono prove di nobiltà. Poniamo qui, tra l’altro, il dubbio se essi siano trasmissibili, soprattutto per linea femminile, o se non siano piuttosto titoli del tutto personali. Aggiungiamo solo che l’”Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano riporta soltanto i Pelizzari Conti di Meduna, che crediamo nulla abbiano a che fare con gli omonimi idrensi, ma anche questo di per sé non è un dato dirimente: pare siano numerosi i casi di famiglie titolate non presenti in tale elenco e altrettanto numerosi i motivi di tali lacune* Ma certo è che una nostra approfondita ricerca genealogica condotta in archivio parrocchiale non ci ha restituito alcuna Maria Adelaide Amalia Sofia, nel ramo materno diretto dell’autore dello scritto. Semmai è presente eccome una Maria, ma per l’appunto una “Maria” tout court e nient’altro, e questo accade sia nel suo atto di nascita, che in quello di matrimonio e di morte, nonché nelle citazioni del nome presenti nelle registrazioni riguardanti i suoi discendenti. Ricordiamo inoltre, a tal fine, che i doppi –e talvolta anche tripli- nomi erano riportati, sin dall’epoca delle prime annotazioni, in maniera precisa e puntigliosa. Tale nome composito tra l’altro, non ricorre nemmeno in alcuna registrazione di rami collaterali (e non diretti) del soggetto né, crediamo di poter dire, in alcuna registrazione anagrafica storica presente nell’archivio idrense. (Nella foto  le note scritte a penna, da me ritrovate in archivio da cui ho tratto questa prima parte).
*: Per una rapida disamina sulla questione, chi vorrà potrà trovare numerose discussioni anche in rete (un esempio in tal senso può essere dato da http://www.iagiforum.info /viewtopic.php?f=7&t=5156).





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