giovedì 24 ottobre 2013

STEMMARIO BRESCIANO. LA CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA, BRESCIA.

Elevata a parrocchia nel 1173, dall'XI al XIV secolo fu condotta da un gruppo di canonici regolari capeggiati da un prevosto e sottomessi alla regola di Sant'Agostino. Nel '400 venne affidata ai Canonici Regolari di San Salvator di Venezia.


INNOCENZO CASARI, scrittore di una relazione latina del sacco dei Francesi "De exterminio Brixianae Civitatis"  fu uno Canonico Regolare Lateranense e prevosto di tale chiesa ,nel XVI sec. (Della Corte, Armerista, cit.) che commissionò tra l'altro la strage degli Innocenti del Moretto, tuttora presente in tale chiesa.
Uno stemma dei Casari si trova in tale chiesa, se non erro nel terzo altare di sinistra, ai piedi di un'opera di Panfilo Nuvoloni (ubicazione precisa da riverificare).

Alla sua destra vi è un altro stemma, un fasciato (porpora e argento stando ai tratteggi), ad un albero (che tipo?) attraversante e sradicato di... che non so attribuire.

Sulla facciata esterna vi sono dei resti di tombe: Paitone e Maggi. Della prima riporto lo stemma dei celebri "Capitanei de Paitono" (Marco Foppoli, Stemmario Bresciano, cit). Tuttora lo stemma di Paitone (paese della bresciana) riporta tale e quale l'arma della famiglia. Anche Nave (altro paese bresciano) nel suo stemma reca il capo d'azzurro a tre crescenti vòlti d'argento. I Casari furono nobili della Valcamonica, e un loro ramo si inurbò e fu iscritto al libro d'oro dei cittadini originari bresciani, con capostipite Ottobono, notaio.  Dei Paitoni, stando alle Famiglie del Patriziato del Della Corte si si hanno notizie antichissime, si sa che già sedevano nel Nobile Consiglio prima della "serrata" aristocratica del 1488. Valerio nel 1512 (proprio durante il "sacco" narrato come visto da Innocenzo Casari, nota mia) congiurò contro i francesi e venne ucciso a tradimento nella succitata Nave di cui detenevano, come si legge nello Stemmario del Foppoli (cit.) la proprietà della Rocca.



1) stemma Casari
2) stemma Casari dal Ms. FVIII-8 "Da Ponte" conservato presso la Civica Biblioteca Queriniana di Brescia http://queriniana.comune.brescia.it 
3) stemma da me non attribuito *(posterò stemma simile -ma non è lo stesso- presente in altra chiesa bresciana)
4) stemma Paitoni  sulla facciata
5) chiesa di S. Giovanni Ev. in Brescia.



http://www.notiziarioaraldico.info/201310235157/le-immagini-della-conferenza-di-campofilone/

L'intervento di Maurizio Carlo Alberto Gorra nella conferenza di Campofilone.

martedì 22 ottobre 2013

STEMMARIO BRESCIANO. Stemma di Brescia e della Dalmazia. In basso a destra si legge l'anno: 1949. A questo punto chiedo: quello in basso al centro è uno Stemma del Regno d'Italia ridotto al minimo e un pochino tardivo visto che dovrebbe essere sparito da tre anni (mi pare strano non si stesse attenti a 'ste robe,. Mi pare inoltre di intravvedere una generica corona turrita), o ha a che fare con l'araldica relativa ai bersaglieri di cui non so nulla? (ho visto uno stemma con una campagna di rosso alla croce diminuita d'argento appartenente all' 8 regg.to ma non ne so nulla di più). O è qualcos'altro a cui non sto pensando o ignoro? grazie a tutti.

lunedì 21 ottobre 2013


Amici, sono orgoglioso di postare qui la locandina della conferenza che si terrà a Nepi (VT) il 26 Ottobre prossimo (ore 17,00) a cura del celebre araldista Maurizio Carlo Alberto Gorra.

domenica 20 ottobre 2013

Una domanda tecnica. Qualcuno può confermar(mi) se il "vocabolario ufficiale" utilizzato dagli uffici preposti al riconoscimento (altrettanto ufficiale ci mancherebbe) di uno stemma civico è ancora il Manno del 1907, che veniva utilizzato da quella data in poi dalla Regia Consulta Araldica? Sarebbe urgentino...grazie 
Dagli interventi di Silvia Boldrini, nel gruppo facebook il Caffè Araldico https://www.facebook.com/groups/211814768987383/


Stemma affrescato su uno degli scaloni di accesso al piano nobile di Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno (MB)con Vivere Il Vivere Il Vivere Il Palazzo
Ootrebbero esserci influssi spagnoli....se i cuori fossero panelas.....Contatti con la monarchia spagnola e Bartolomeo III Arese sono plausibilissimi
Idee e suggerimenti sono ben accetti. Grazie in anticipo


Approfitto della gentilezza dell'amico Fabio Bianchetti, per postare la foto di questo stemma affrescato su uno degli scaloni di accesso al piano nobile di Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno (MB)con Vivere Il Palazzo
Idee e suggerimenti sono ben accetti. Grazie in anticipo

Sempre stesso contesto (uno degli scaloni di accesso al piano nobile di Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno (MB)) e stesso problema di identificazione
Idee e suggerimenti sono ben accetti. Grazie in anticipo


venerdì 18 ottobre 2013

Il fascicolo PRO PESTE TRIDENTINA nel faldone 146 degli "Estraordinari" dell'Archivio Storico di Salò:
I "bisbigli di peste" degli anni Settanta del '500.

"...la pestilenza fa progresso negli infraditti luoghi e terre" e pertanto Gio. Batt. Gaietanus, Cancelliere degli Uffici di Sanità avvisava con bando del 15 Ottobre 1574, da Brescia, che  il Podestà Girolamo Prioli e Leonardo Contarini Capitano, bandivano detti luoghi "comandando che persona alcuna, così religiosa come secolare" che provenisse o fosse passata per detti luoghi non avesse "ardire per qualsivoglia modo o via di entrar in questa Città" o nel suo territorio con "robbe, animali, fede di sanità, o senza, sotto pena della forca". I "luoghi di Allemagna" coinvolti nel bando erano Francoforte, "Lindo", Ponte del Reno appresso Regazzo, Ravenspurg, Santo Pietro presso Coira e altri.

Ovviamente anche altre Città si saranno tutelate in egual modo.

Faustino Pizzamano (se non leggo male), Provveditore di Salò e Capitano della Riviera,  inviò ai Comuni avvisi riguardanti Trento e l'intero Trentino. il 17 Settembre 1574 avvisò 10 comuni  rivieraschi che "voliano et debano far diligente custodia nè permeter che nelle sue terre se dia allogiamento a persone che vengano di Trento o luoghi vicini nel Trentino [...] sin tanto che serà cessato questo bisbiglio". Il tutto a pena di ducati cento e bando, più altre eventuali pene a discrezione.  Identici documenti, furono emessi nella stessa data per tutti gli altri comuni della giurisdizione.

Il 25 Novembre 1574 un Archetti (non riesco a comprendere cosa sia scritto in calce alla lettera) si giustifica con il Provveditore in merito al "fato de Martino de Tremosine", il quale se fosse "stazionato" nella giurisdizione dello scrivente e questi ne fosse venuto a conoscenza, senz'altro il primo avrebbe ricevuto "il debito castigo". Ma quegli "passò di notte", si occultò e fu tenuto dai barcaioli della Riviera, senza che se ne sapesse nulla.
Sul sigillo a secco chiedo chiarimenti: i tre archi  con la corda verso la punta e posti uno sull'altro  riguardano la famiglia Archetti (1 e 4 quarto), mentre l'arco rivolto e posto in palo richiama proprio la Communitas di Arco (2  e 3 quarto)? Attualmente lo stemma comunale è d'oro all'arco d'azzurro in palo , ma NON rivolto. Grazie.



Il 15 Novembre dello stesso anno invece un Madruzzo intercede per l'istanza di Carlo Crotta e suo fratello, che vogliono tornare "qui a casa loro" (dove non si sa), dopo essere stati (già da un mese) nel castello di Segonzano. Si tranquillizza il provveditore affermando che (spaccato sulla percezione dello spazio e del tempo di allora) Segonzano è molto lontana da Trento (dove evidentemente vi era contagio), fuori da ogni sospetto, né ha a che fare "con la podestaria et città di Trento". Inoltre si garantiva sulla "quarantena fatta" dai richiedenti. Non pareva quindi ragionevole "denegare" la richiesta anche perché i Crotta sono "persone talmente discrete et regulate che di loro non si può temere sinistro alcuno". Il sigillo a secco reca l'arma Madruzzo.




Ringrazio di cuore Enrico Stefani che nel suo articolo su ASAR del Maggio 2011, con il quale pubblicava una rassegna di sigilli a secco di Comuni, ha portato a conoscenza del sottoscritto la magnifica raccolta di carte "estraordinarie" conservate nell'Archivio della Magnifica Patria di Salò, da cui traggo questi documenti.


AUTORIZZAZIONE MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ; CULTURALI
SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA LOMBARDIA CONCESSA IL 20/09/13  PROT. 3872 28.34.04./01 24/9/13.




sabato 12 ottobre 2013

STEMMARIO DI FRANCIACORTA ERBUSCO (BS) (la scrivo a puntate così potete scegliere a che numero arrivare. Ma iniziate dall'uno...)

1) Il mio amico Pietro Bonardi va a Erbusco e mi manda foto di alcuni stemmi (che non c'entrano con quanto dirò, e di cui parlerò un'altra volta);
2) mi interesso al paese e leggo Erbusco Storia Arte Cultura della Prof.sa Silvana Bozzetti
3) ad un certo punto mi imbatto in una didascalia che parla di una villa, nella frazione di Pedergnano credo, in cui -secondo la tradizione- sostò S. Carlo Borromeo. La didascalia dice: stemma di San Carlo Borromeo. (fFOTO 1) 
4) persino uno come me si accorge che è attribuzione che ...non esiste proprio (foto 4) ;
5) uno non come me dovrebbe già sapere che stemma è perché sicuramente l'ha già incontrato ma lasciamo perdere.
6) scrivo alla Prof. Bozzetti, dicendo che il suo è davvero un bel libro (e lo è) ma quello non è lo stemma Borromeo (per blasonare il quale occorre un week end di ferie) 
7) Mi risponde la Prof. Bozzetti dicendo che non sa cosa rispondere, indicandomi alcuni testi da consultare e che quella villa appartenne ai Tiberi;
 siccome io ho la memoria fotografica (e qualcuno sostiene anche la carnagione, ma sono maldicenze) di un proteo delle caverne (ma tanto la memoria fotografica a che serve se ti occupi di araldica? Ecco spiegati i miei trionfi) che faccio? Faccio passare tutti gli stemmari che ho sfogliando il video del pc (ne ho soltanto digitali o quasi) e trovo che i Tiberi hanno stemma diverso (foto 5) , ma anche un'altra cosa interessante assai.
 Nel Ms. FVIII 7 Queriniana del Gelmini (XIX sec.) vi sono alcuni stemmi solo disegnati e definiti come incerti. Trovo lo stemma in questione (ovviamente tra gli ultimi che ho visionato)Incerto n. 16 e accompagnato dalle lettere T T ma questo lo noto solo ora che scrivo qui e la cosa mi fa piacere perché è un indizio non da poco, e comunque non pensate ai Tiberi di cui sopra  (foto 2) Tra l'altro l'esemplare nello stemma della Bozzetti non pare recare tali lettere quindi il Gelmini deve avere tratto il suo disegno da altro testimone;
9) Passano un paio di mesi e vado in Queriniana (l'altro ieri) per altri motivi;
10) Mi imbatto nel libro Erbusco una storia che continua di Claudio Moretti del 1978. Ecco chi ha scritto che lo stemma in questione era del Borromeo (in una delle sue pagine vi è tale attribuzione e il libro della Bozzetti è di pochissimi anni fa). 
11) Leggo che il libro vanta due prefazioni prestigiose: Don Antonio Fappani e il Conte Fausto Lechi che ne parlano un gran bene. Per farlo devono averlo letto e io non dubito ciò sia avvenuto; siccome nemmeno posso immaginare che abbiano scambiato uno stemma "così" con lo stemma Borromeo, ipotizzo una distrazione bivalente (Fappani più Lechi) e coincidente (accaduta all'altezza della medesima pagina per entrambi).
12) Lasciamo perdere e andiamo oltre. Chiudo il libro e penso, come da quattro mesi a questa parte, che è stemma che ho già visto, che ovviamente questo per la mia mente a cielo aperto è particolare ininfluente (tradotto: non mi ricordo mai nulla) e che (immancabile conclusione positiva) non riuscirò mai ad attribuire lo stemma.
13) infatti ieri Silvia Boldrini posta uno stemma di Palazzo Arese Borromeo a Cesano, chiedendo aiuto (immagino non a me perché lei ne sa il doppio, legge il doppio e secondo me non c'è un libro in rete che non abbia letto).
14) comunque faccio passare l'unico stemmario tra i pochi che ho che mi pare possa servire al caso, ben sapendo che lei, Silvia, lo conoscerà senz'altro a memoria: il libro è l'Insignia urbium Italiae Septentrionalis Nobilium Mediolanesium BSB cod.icon 270, 1550-1555 della BSB 
15) ovviamente non trovo lo stemma che cerca Silvia sennò l'avrebbe trovato lei da anni;
16) quando gli occhi si stanno chiudendo sobbalzo sulla sedia: uno stemma SOMIGLIANTE al mio. Lo guardo meglio: è solo somigliante. gli occhi si semirichiudono;
17) quando sono totalmente chiusi decido di chiudere anche il pc. No dài ancora una pagina siamo quasi alla fine.
18 SOBBALZO DEFINITIVO!!!!! Non trovo lo stemma che Silviacercavaecheleiavrebbetrovatodaanni ma quello che stavo cercando da cinque mesi io!!! e che il Gelmini non trova da centosettanta anni ecco!!!!!
19) nè io nè lui ci facciamo una gran figura: è lo stemma dei Tosi che qualsiasi bravo araldista avrebbe conosciuto subito. (O almeno identico stemma) foto 3
20) Eh beh io sono felice lo stesso ecco!!!!!!!!!!!!!!!! Bianchetti-Gelmini 1-0.
21) qualcuno sa cosa facessero i Tosi a Erbusco? 
22) riscriverò alla prof. Bozzetti. Sentiamo che dice...

E con Erbusco e Franciacorta non finisce qui.

ps: grazie Silvia!!!!!!

diritti:
foto 1) tratta da Erbusco : storia, arte, cultura : catalogazione storico-artistica dei beni culturali di Erbusco / a cura di Silvana Bozzetti. - [Erbusco] : Comune di Erbusco, 2009 
foto 2) Ms FVIII7 Civica Bibl. Queriniana BS http://queriniana.comune.brescia.it/ 
foto 3) http://dfg-viewer.de/show/?set%5Bmets%5D=http%3A%2F%2Fdaten.digitale-sammlungen.de%2F%7Edb%2Fmets%2Fbsb00001430_mets.xml
4) http://www.historiaweb.net/wp-content/uploads/2010/01/stemma-araldico-borromeo.jpg
5) Le famiglie del patriziato bresciano di A. Augusto Monti della Corte (tip. Geroldi, Brescia, 1960)





lunedì 7 ottobre 2013

STEMMARIO VALSABBINO. BARGHE (BS)

nota: si richiede implicitamente a chi sa, attribuzione certa degli stemmi di cui qui si tratta. Altra richiesta implicita sono le correzioni eventuali del blasone delle stesse, richiesta che diviene esplicita per quanto riguarda lo stemma n. 3

1) Di...alla torre di... accostata dalle lettere maiuscole P e T.
Il Piovanelli (stemmi e notizie, cit.) lo attribuisce ai TORRI di Salò. Il Della Corte (Armerista, cit.) non include questa famiglia nel suo stemmario benacense, nè in quello valsabbino. Tra le tante torri del suo "Armerista" la più somigliante è quella dei Pellegrini della Torre, ma è famiglia camuna e senza riscontri è inutile alimentare casi che potrebbero essere di semplice "omonimia" araldica (tra l'altro con le torri di mezzo, se ne potrebbero contare a centinaia).


2) Di... a tre spighe di segala di...alternate da quattro più piccole di..., nodrite da un ristretto di... sostenuto da un monte all'italiana di tre pezzi di... [oppure (le spighe) "sostenute da un ponte a tre arcate di..."].
Stemma attribuito ai SEGALA dal Piovanelli, che li vuole originari di Lonato e dei quali riporta due stemmi (uno in Salò, l'altro in Desenzano) simili tra loro ma diversi da questo ( quattro spighe di segala legate). Il Della Corte dà effettivamente stemma simile nello stemmario benacense (Armerista) con differenze: c'è un terrazzo di verde non sostenuto da monti o ponti e ci sono cinque stelle poste in cinta ad accompagnare in punta le spighe).  






3) Di... al guerriero armato di tutto punto di... con il braccio destro alzato, piegato e impugnante una (?) posta in sbarra, e il sinistro reclinato sul fianco; attraversante una spada di.. inguainata e pendente in sbarra da una scarsella (?)  a scaglie, di… ; e sostenuto da un (?) di...
Il solito Piovanelli attribuisce questo stemma alla celebre famiglia dei GLISENTI. Il Della Corte ne dà due stemmi completamente diversi (se non, in uno dei  due, per un richiamo ad un guerriero che comunque è diverso dal “nostro”).  Tale famiglia, sempre secondo il Della Corte, tra l’altro, ebbe case in Vestone, Lavenone, Storo, Salò, Brescia e Venezia. Non cita Barghe,  che il Piovanelli vuole come frazione di Vestone, ma questo non è assolutamente vero: A quanto mi risulta Barghe semmai è stata frazione di Sabbio Chiese tra gli anni venti e cinquanta del  ‘900, ma prima e dopo fu Comune  a sé stante. Ad ogni buon conto, in attesa di chiarimenti, tra i tanti Glisenti ricordiamo un Antonio, medico nel ‘500 dei Conti di Lodrone, e quel Fabio che nel ‘600 fondò i conventi di Vestone. G. Battista nel 1796-97 fu tra i capi dei valsabbini, che si schierarono per San Marco.




4) Troncato centrato, semipartito; nel primo d’argento ad un destrocherio di carnagione, vestito di (rosso?/oro?) e impugnante una spada d’argento, posta in palo (banda?) e accostata da due gigli di rosso (oro?); nel secondo d’oro e nel terzo di nero.
Il Piovanelli attribuisce l’arma ai Guerra e parla di un tripartito di rosso alla piramide d’argento sormontata da un destrocherio impugnante una spada. Non accenna ai gigli, e inoltre a me sfugge cosa voglia dire “tripartito di rosso”, senza contare che io non colgo la piramide d’argento . Di questo “cognome” il Della Corte riporta due stemmi: il primo è relativo al ramo inurbato, discendente dalla Valsabbia ma risultante nel “Catalogo delle Famiglie del  Conseglio  della Città Illustrissima di Brescia secondo la sua riforma dell’anno 1692” (di rosso  al destrocherio di carnagione, impugnante una daga posta in palo, d’argento, guarnita d’oro e accompagnato in punta da un monte all’italiana di tre pezzi d’argento. Il secondo è riferito proprio ai Guerra di Vobarno, Teglie e Barghe: di rosso al destrocherio vestito di verde ed impugnante una daga (pugnale?), accompagnato in punta da una piramide d’argento.
Tuttavia (e chiedo qui ancor più lumi di quanti non ne abbia chiesti in precedenza) se interpreto correttamente la scritta sull’affresco, mi pare che chi “hoc opus f.f.i.” sia stato un “perrus (petrus?) guris (?)”.  Se mi (ci) venisse confermato che questo stemma sia di un Guerra, si potrebbe azzardare che tra i vari rami ci fosse una sorta di brisura (cioè di “spezzatura”, cioè ancora di “modifica”) dell’arma, mutando l’elemento posto in punta, da monte all’italiana a piramide e a secondo e terzo elemento di un troncato semipartito? Io ritengo piuttosto si possa trattare di errata interpretazione dello stesso elemento (propendo per il monte!) nel passaggio da una zona all’altra o tutte le volte che lo stemma veniva riportato su stemmari vari. Ovviamente, chi sia a conoscenza di altri esemplari potrà essere più preciso in merito e sanare questi dubbi. Se confermata l’attribuzione ai Guerra, l’affresco è contemporaneo all’epoca in cui, secondo il Della Corte, tale famiglia diede i natali a generazioni di “potenti e bellicosi signorotti, tra cui un certo Carlo, ucciso per vendetta dal popolo”.
e
  Rimane qui da far notare come nello stemma a sinistra dell’affresco (gli “scudi” sono posti sopra le colonne ai lati del medesimo) il destrocherio divenga sinistrocherio, per ragioni di simmetria.

  


nb: in tutto il discorso ho "finto" di non vedere le iniziali...visto come è andata con i "Piccioni non Piccioni" di Villanuova...

venerdì 4 ottobre 2013

STEMMARIO VALSABBINO (E DINTORNI). VILLANUOVA E GAVARDO (BS).

1) Se è un piccione è un piccione c'è poco da fare. E quello di Villanuova lo sarà sicuramente. E poi c'è la "P" del cognome. Il Piovanelli parla di un Luigi Piccioni che scrisse nel 1894 un libro sul giornalismo con prefazione di Ugo Graf. Se è Piccioni, questo è un D. Piccioni, antenato (almeno nonno) del sopraccitato. Va detto che questa attribuzione rimane un unicum del Piovanelli. Non trovo una famiglia Piccioni in alcun altro stemmario Comunque propongo: Di ... a un piccione di..., rivolto e stante su una fascia diminuita, abbassata e centrata di..., accompagnata in punta dalla scritta 1792 di... (oppure piccione sostenuto da una campagna centrata di...attraversata dalla scritta 1792 di...). 


2) Il problema è solo sapere se qualcuno di voi abbia mai visto un giglio fatto così. Mi interessa. La parte sottostante pare proprio quella di un giglio tradizionale, ma la parte sopra è per me (non che abbia chissà quale esperienza "visiva) un inedito. La questione è dirimente perché essendo in Gavardo è probabile che sia lo stemma dei Medici, uno dei quali, tra quelli proposti dal Della Corte (Armerista) assomiglia (eccezion fatta per il fatto che qui il giglio attraversa la partizione, cioè il troncato, cioè la divisione orizzontale mentre nello stemma della mia foto no. La questione della differenza tra il numero di raggi delle stelle, non è dirimente) al "nostro". DAl Dell Corte traiamo che i Medici di Gavardo (ad ognuno i suoi Medici...) risultavano già nel 1206 come gastaldi degli Avogadro di Val Trompia. Nel 1310 (e non 1410 come dice il Piovanelli: non c'era nessun vescovo Maggi da più di un secolo in tale data, ma Guglielmo Pusterla) il vescovo Maggi riconfermò le investiture a Graziadio De Medicis; e Roberto d'Angiò (re) investì un Francesco, della contea di Gavardo, cosa che poi più tardi Pandolfo Malatesta e poi la Serenissima riconfermarono. 


3) Ancora Gavardo: non ho rinvenuto alcuno stemma tra i miei pochi stemmari che rechi il capo con il monogramma bernardiniano fiancheggiato da due stelle di sei raggi. Non so nemmeno se questo che riporto sia uno stemma, con una parte abrasa (mentre la scritta "sacra" sarebbe stata lasciata per rispetto) o una semplice "chiave" di un portone con incise iniziali e data e qualche figura generica come spesso si incontrano. Anche l'IHS era spesso usato come "amuleto" scaccia mali o come ringraziamento (in Italia centrale ne ho incontrati tantissimi, e anche risalenti al dopoguerra 40-45. Qualcosa di simile esiste tuttora in Alto Adige dove ogni anno il 5 Gennaio alcuni scrivono con il gesso la scritta con le due cifre dell'anno separata da CMB, cioè le iniziali dei Magi; per es. per il 2013: 20 CMB 13). 








mercoledì 2 ottobre 2013

STEMMARIO VALSABBINO POSICO DI MURA (BS): STEMMA DEI GALUDIO? 

Se vai per stemmi e il numero civico riportato sul testo che ti fa da riferimento è sbagliato o vinci la timidezza o fotografi panorami. Ovviamente stavo per cedere alla seconda ipotesi, ma l'araldica riesce a farmi fare cose mai fatte prima (tipo percorrere un vialone interminabile con pantaloni lunghi a 34 gradi e 1200% di umidità il 23 Luglio a Milano per raggiungere il Castello Sforzesco che ho dubitato fosse anche un miraggio, ad un certo punto...). Così chiedo a colui che stava sulle scale del n. civico 4, dov'era il n. civico 2, che è quello che secondo me serviva al caso mio. Quello me lo indica e chiedo: "sa se c'è uno stemma là?" E lui: "No, l'unico stemma che c'è qui è nel mio cortile e me lo indica". Quasi ci fidanziamo sul posto. Lui non ne sapeva nulla, è stato contento delle mie parche spiegazioni, mi ha fatto salire sulla scalinata per indicarmi dove avrei trovato Cà de Béc (vedi) e abbiamo parlato un po'.

L'araldica a volte è un bicchiere di vino buono bevuto in due.

Il Piovanelli si dice sicuro del fatto che questo sia lo stemma dei Galudio, famiglia "notabile di Clibbio in Valsabbia, presente anche in Salò". Le stesse cose dice il Della Corte, ma ne dà arma diversa negli smalti e per alcuni particolari: d'azzurro al gallo ardito d'oro. Ma lo stemma citato dal Piovanelli e da me rintracciato e fotografato in Mura ha particolari ben diversi e si può blasonare con: D'argento al gallo al naturale stante sulla pianura di verde, attraversante e trafitto al collo da una freccia di rosso rivolta e posta in sbarra. Così come non sempre uno stemma identico può voler dire stessa famiglia (specie in zone diverse), forse in questo caso ...stemma diverso non vuol dire famiglia diversa. L'affresco reca la data del 27 Ottobre 1683.

Foto non originale tratta da Alessandro A. Monti Della Corte: Armerista Bresciano, Geroldi, Brescia,1974.